05 Mag Carne coltivata: piace al nostro cervello?
Tutti avrete sentito parlare della cosiddetta “carne coltivata”!
Pochi sapranno che l’unico posto al mondo in cui è possibile mangiarla è Singapore… e ci sono andata!
Questa visionaria macelleria di famiglia, Huber’s Butchery, nel suo Bistrot consente di provare la carne coltivata “Good Meat” ogni giovedì a pranzo. Prenotare non è stato semplice, la lista d’attesa è lunga e bisogna essere anche fortunati!
Le prenotazioni aprono ogni domenica, precisamente alle ore 11 e dopo pochi minuti è già tutto sold out!
Comunque ci sono riuscita ed ora vi racconterò la mia esperienza!
É possibile scegliere fra un panino ed un piatto di pasta, entrambi a base di pollo!
Il costo è 18,50 dollari di Singapore che equilvalgono all’incirca a 12/13 euro.
Io ho scelto il panino! Eccolo!
Come potete vedere la consistenza è molto simile a quella della carne a cui siamo abituati, sia alla vista che al tatto.
Per quanto riguarda il gusto invece è leggermente diverso: io l’ho sentito un pò diverso rispetto al classico petto di pollo a cui sono abituata, tuttavia non si discosta molto da alcuni prodotti a base di carne tradizionale che troviamo nei nostri supermercati.
Nel panino c’era anche avocado e cipolla quindi il gusto era sicuramente influenzato anche da questo!
Per me assolutamente approvato!
Ma perché molti non la assaggerebbero?
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Environmental Psychology l’emozione che si associa a questo alimento è il disgusto!
Su 1.587 soggetti (il 35% mangiatori di carne e il 55% vegetariani) è stato rilevato che parte del campione si ritiene “disgustato” anche solo per un semplice assaggio.
Perché?
Le risposte razionali sono state:
✔️secondo i non vegetariani “non è abbastanza simile alla carne”
✔️per i vegetariani è “troppo simile alla carne”
Cosa scatta nella nostra mente?
“Trattandosi di un nuovo cibo che gli esseri umani non hanno mai incontrato prima, la carne coltivata può evocare esitazione per sembrare così innaturale e non familiare – e potenzialmente così disgustosa”
Alla base vi è un meccanismo di difesa, derivante da un fenomeno “sconosciuto” facilmente associabile a reazioni di paura, disgusto e neofobia!
È il cosiddetto “paradosso dell’onnivoro”: considerando il cibo una fonte di rischio, tendiamo ad oscillare tra la volontà di assaggiare cose nuove e la paura di farlo (tesi del sociologo francese Claude Fischler).
Tu cosa faresti?