14 Gen Stereotipi e pregiudizi: che differenza!
E se vi dicessi che gli stereotipi ed i pregiudizi (c’è differenza) ci semplificano la vita? (ed il marketing!)
Vediamo la differenza…
I pregiudizi sono giudizi (positivi o negativi) superficiali espressi in assenza di dati sufficienti sul fenomeno; gli stereotipi sono credenze (positive o negative) approssimative e rigide su un gruppo di persone. Con il pregiudizio giudichiamo senza conoscere, con lo stereotipo creiamo rappresentazioni della realtà.
Lo stereotipo quindi è, tendenzialmente, antecedente al pregiudizio, concorre alla formulazione di esso: è la sua componente cognitiva, alla quale segue una componente valutativa (il pregiudizio stesso) che può portare ad una componente comportamentale (la discriminazione) in presenza di azione e cambio di comportamenti sociali.
Tuttavia ci può essere pregiudizio senza discriminazione ma anche discriminazione senza pregiudizio.
Facciamo degli esempi.
- Presenza di pregiudizio e discriminazione
“tutti i calabresi sono mafiosi (pregiudizio) quindi non gli do lavoro (discriminazione)”
- Presenza di pregiudizio ed assenza di discriminazione
“tutti i calabresi sono mafiosi (pregiudizio) ma continuo a frequentarli lo stesso (no discriminazione )”
- Presenza di discriminazione ed assenza di pregiudizio
“Non l’ho assunto (discriminazione) ma ho dipendenti calabresi perché non penso che tutti i calabresi sono mafiosi”
Da un punto di vista sociale è interessante studiare come si forma il pregiudizio in riferimento al pensiero stereotipato, in particolare in situazioni di ansia, paura ed insicurezza. L’analisi di questo meccanismo contribuisce alla comprensione di numerosi avvenimenti nella nostra società, ad esempio l’immigrazione, il gender gap ecc..
Ma in che senso ci semplifica la vita?
Considerando alcune situazioni incertezza e/o crisi, nonché di fronte a cambiamenti della società, il pensiero stereotipato consente di regolarizzare un fenomeno a cui assistiamo, ossia attraverso la generalizzazione mette ordine nel disordine.
Le generalizzazioni di pensiero, in un certo senso, garantiscono stabilità poiché regolano facilmente determinati comportanti.
Ma non solo: ci illudono dandoci un (effimero) senso di controllo delle situazioni che viviamo e soprattutto dei fenomeni che non conosciamo e che, per questo, vogliamo padroneggiare!
Se ci semplificano la vita, immaginate che impatto hanno nelle campagne di marketing… ci permettono di rappresentare più velocemente la realtà quindi rendono la percezione del messaggio più rapida e questo al nostro cervello (inconsciamente) piace! Perché non lo sottopongono a uno sforzo cognitivo in quanto consentono di aggrapparsi al conosciuto, al sicuro.
“Funzioniamo così, la nostra mente elabora il mondo, le informazioni e i fenomeni a volte in modo superficiale, a volte in modo approfondito. Il cervello è progettato per risparmiare tempo e energie: è qui che nascono le scorciatoie di pensiero (le euristiche), i pregiudizi e gli stereotipi, frutto ovviamente quest’ultimi anche dell’influenza culturale. Sta a noi, una volta consapevoli, riconoscendo questi meccanismi, il saper cercare di andare oltre. Pregiudizi e stereotipi lavoreranno sempre in noi in qualche modo ma possiamo comunque ricordarci di approfondire quanto abbiamo davanti, il marketing e la pubblicità li potranno usare come delle ancore per la nostra attenzione ma, nei casi più virtuosi come quello di Pandora, non è detto che il risultato debba essere solo quello di reiterarli.” (Rocco Chizzoniti – psicologo del team Chetesta)
Vi ricordate questa campagna pubblicitaria di Pandora?
Di casi così ce ne sono tantissimi, ne abbiamo raccolti diversi qui dai un’occhiata!
Prova del fatto che gli stereotipi funzionano è l’utilizzo degli stessi per lanciare messaggi anche positivi: ad esempio Chiara Ferragni, durante la conferenza stampa in cui ha dichiarato di devolvere il suo compenso di Sanremo ad un’associazione contro la violenza sulle donne, ha scelto un outfit particolare: minigonna e stivali in pelle lucida!
Cosa significa?
Che chi si veste così istiga alla violenza? Assolutamente no! Anzi, il messaggio era proprio il contrario!
Però lo stereotipo è così forte che richiama nella nostra mente questo concetto, addirittura rischiando così una reiterazione dello stereotipo stesso. Così forte che risulta utile all’abolizione di esso stesso!
Lo stereotipo è quindi parte integrante della società. Infatti, purtroppo, capita di giudicare una persona dal suo aspetto fisico. Influenzati dall’effetto alone: ossia un bias cognitivo per cui tendiamo a giudicare (positivamente o negativamente) un tratto di persona in funzione di altri tratti non direttamente collegati al primo; ad esempio tendiamo ad associare ad una persona vestita bene altre caratteristiche positive come l’intelligenza.
(Abbiamo spiegato come funzionano i bias qui )
Il nesso, quindi, fra l’outfit e le caratteristiche personali del soggetto proviene da pregiudizi sociali.
Ma, nel caso Ferragni, il suddetto non è l’unico pregiudizio che possiamo analizzare.
L’imprenditrice, infatti, è stata accusata di voler ricercare visibilità; così il web si è diviso fra i sostenitori di questa tesi e chi pensa, invece, che fare beneficenza sia un atto volontariato ed in quanto tale si può decidere di comunicarlo o meno, più o meno viralmente, smontando l’assunto popolare secondo cui la “beneficenza si fa in silenzio”.
Questo pregiudizio, inoltre, contribuisce a fomentare una viziosa dicotomia fra beneficenza positiva (silenziosa) e negativa (raccontata) basata il più delle volte su opinioni superficiali.
La lista degli esempi potrebbe continuare, pensiamo ai numerosi stereotipi sul Sud Italia: “pasta, pizza e mandolino”.
Ne abbiamo parlato in questa ricerca
Sottolineando come la narrazione del Sud spesso sia legata ai concetti del mare, del cibo, del sole… e quanto tutto ciò aiuti a comunicare più velocemente alcuni concetti.
Tu cosa ne pensi?
Se ti dico Sud, cosa ti viene in mente?
Leggi gli altri articoli del blog qui