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Che testa… e che logo

Come deve essere un logo per i principi di neuromarketing?

Per rappresentare la prima agenzia di neuromarketing calabrese serviva qualcosa di altrettanto innovativo ed unico. 

Quando Caterina ha iniziato a ragionare sulle idee da dare al grafico per la realizzazione del progetto ha pensato subito a due simboli che da sempre caratterizzano la sua attività e lei: il cervello e una conchiglia, la parte più razionale e quella più delle percezioni e delle emozioni.

Il logo a cui Leonardo ha lavorato per Che testa non è quindi una semplice sintesi grafica, ma l’unione di due visioni, due elementi che rappresentavano due cose, apparentemente lontane, ma che invece nelle idee di Caterina convivevano, a ragione, benissimo da sempre.

Il cervello, infatti, è l’elemento essenziale del neuromarketing, ma in questa nuova scienza non si trascurano le sensazioni e la parte più emotiva delle persone; la conchiglia da sempre ci regala l’illusione del sentire il rumore del mare quando la si avvicina all’orecchio, ma in verità è solo un gioco di rumori esterni che rimbombano all’interno della conchiglia stessa.

Un suono che noi identifichiamo subito come quello del mare ma che in realtà non lo è, mentre il nostro cervello ormai lo identifica come tale non appena lo ascoltiamo. 

Tradurre tutto questo in un logo, non è stato semplice ma Leonardo è riuscito non ad unire visivamente questi due elementi, ma a trovare una loro sintesi.

È partito con un obiettivo: far capire al primo sguardo che Che testa è differente perché si muove tra scienza e sensazioni in maniera del tutto innovativa.

Ed il logo doveva essere differente anche nei colori: «solitamente quando si parla di scienza vengono usati i colori freddi, ma io volevo dare un tocco anche di vivacità e di umanità, per questo le sfumature rosa. In Che Testa i rapporti umani contano».

E se chiedete ad un bambino di colorare un cervello ed una conchiglia, state sicuri che il primo colore che prenderà sarà il rosa. L’ultimo aspetto poi è quello del carattere utilizzato, un po’ più arrotondato quasi come un sorriso e giovanile perché in Che testa non siamo mai troppo seriosi o impostati, ma tante differenti sfumature di rosa con il rumore del mare nelle orecchie.

Nasce così Chetesta 

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Copywriter Erica Tuselli