11 Jul Perché in Giappone ci sono 400 tipi diversi di KitKat
“Viviamo in un mondo globalizzato” quante volte lo abbiamo sentito dire… Forse questo c’entra qualcosa col perché in Giappone ci sono 400 tipi diversi di KitKat? Vediamolo insieme!
Globalizzazione significa forse che ci adattiamo alle diverse culture incontrate? O che queste ci influenzano e contaminano? E come le aziende modellano le proprie strategie nei diversi paesi?
Globalizzati: gemelli diversi
A primo acchito si potrebbe, erroneamente, pensare che la globalizzazione funzioni, in un certo qual modo, da livella fra i paesi ossia che possa contribuire ad omogeneizzare i consumi.
In un certo è vero: basti pensare a quanti sushi esistono a Milano, tuttavia la globalizzazione, di per sé, tende a sottolineare le differenze tra le culture.
Ma dal punto di vista aziendale, cosa succede quando un’azienda penetra un mercato caratterizzato da una cultura totalmente differente?
Banalmente e basicamente, si possono applicare 2 strategie: standardizzazione oppure adattamento.
Parliamo di standardizzazione quando ci riferiamo a quelle aziende che adottano le stesse politiche aziendali a livello internazionale. Si tratta solitamente di aziende che ricercano i vantaggi economici derivanti dalle economie di scala e dallo sfruttamento di un’immagine unica a livello globale.
La strategia di adattamento, a differenza della precedente, prevede l’adattamento delle politiche aziendali alle caratteristiche, ai gusti e ai bisogni del mercato locale. Si tratta di una scelta generalmente più costosa che, però, porta grandi vantaggi nel lungo periodo, poiché favorisce la fidelizzazione del cliente, garantendo una maggiore redditività nel tempo.
L’adattamento riguarda i diversi elementi del marketing mix, come il prodotto. Le aziende possono decidere se vendere o meno determinati prodotti in mercati diversi; ad esempio i menù di McDonald’s sono diversi nei vari Paesi del mondo: il Crispy McBacon, uno dei panini più richiesti in Italia, non esiste negli Stati Uniti (anzi, è stato inventato in Italia!!!). Inoltre, qui, i menù sono ricchi di alternative vegetali, trend rilevante nel nostro paese.
Il caso Nestlè in Giappone
Il caso di strategia di adattamento più affascinante, secondo me, è quello di Nestlè, con KitKat, in Giappone.
In Italia, quando pensiamo a KitKat, ci viene in mente la tavoletta di cioccolato con wafer disponibile in 3-4 varianti.
Ma udite udite: in Giappone ne esistono più di 400!!!
Ad esempio: Tè Matcha, Fragola, Lampone, Wasabi, Sake, Tokyo Banana, Cheesecake.
Com’è possibile??
La storia di Kitkat in Giappone
KitKat è molto famoso in Giappone, e questo è di certo dovuto al marketing… ma perché? Cosa c’è sotto?
Il successo è dovuto soprattutto ad un’approfondita analisi culturale mirata a soddisfare il bisogno locale.
Innanzitutto, esiste un’assonanza tra il nome Kit Kat e il termine “Kitto Katsu” che significa, in senso figurativo, “vincerai sicuramente”. Questo ha contribuito a rendere il prodotto una sorta di portafortuna.
Inoltre, il marchio KitKat in Giappone è stato correlato al concetto di “omiyage”, ovvero “piccolo regalo”, consuetudine giapponese verso amici, colleghi e familiari al ritorno da un viaggio. Infatti, esistono KitKat che si trovano solo in alcune regioni o addirittura città del Giappone, proprio per favorire lo scambio di questi come souvenir.
Nestlé, in sostanza, ha capito che poteva sfruttare la cultura giapponese dell’omiyage, ma per farlo era necessario “adattare” il prodotto a questo uso. Oltre ad ampliare la gamma di gusti, provenienti dalle varie regioni, ha anche ideato un particolare packaging per favorire la creazione di valore. In particolare, esistono speciali confezioni su cui è possibile scrivere il nome del destinatario e/o una dedica personalizzata, a mano.
KitKat è così diventato un prodotto cult, fino ad essere concepito come esclusivo o addirittura luxury: in alcune stazioni, infatti, esistono specifici store in cui trovare i più rari Kitkat: i Kit Kat Chocolatory.
Ecco perché in Giappone ci sono 400 tipi diversi di KitKat!!!
Quali gusti di kitkat esistono in Giappone
Ecco alcuni particolarissimi gusti di Kitkat in commercio nel mercato giapponese:
- Tè Matcha di Uji
- Tè Matcha classico
- Fragola
- Lampone
- Wasabi
- Sake e Umeshu
- Tokyo Banana
- Cheesecake (vari tipi, come fragola, mirtillo, limone)
- Sakura (fiori di ciliegio), Sakura Matcha (tè Matcha sakura) e Sakura Mochi
- Cola e soda al limone
- Melone dell’Hokkaido
- Patata dolce viola di Okinawa
- Patate al forno
- Fragole Amaou (le fragole più famose del Giappone, provenienti dalla prefettura di Fukuoka)
- Momiji Manju (dolce tipico autunnale di Hiroshima e Miyajima)
- Azuki Sando (panino con fagioli azuki)
- Yawata Yaisogoro Ichimi (peperoncino giapponese)
- Shinshu Ringo (una specialità Shinshu di Nagano a base di mela)
- Kinako (farina di soia tostata)
- Salsa di soia
- Castagne
- Zucca
- Anguria
- fagioli di soia
- Mais
- Yuzu
- Con formaggio europeo
Seguiti da altri stagionali oppure edizioni speciali, in collaborazione con chef o una versione che si può riscaldare in forno!
Ecco un esempio di come il marketing studia, anche attraverso la cultura, i bisogni (già esistenti nel mercato poiché insiti nelle abitudini sociali) e favorisce, poi, il desiderio!
Tu quale compreresti?
PS: in viaggio sono sempre ispirata, qui vi avevo parlato del mio viaggio a Singapore con video qui